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Topolino e Tuffolino: la censura fascista

Introduzione

Tutti conoscono Topolino, il celebre personaggio di fumetti, cortometraggi e lungometraggi che rese così celebre Walt Disney e la sua compagnia, ma soprattutto che è entrato nei cuori di milioni, anzi miliardi, di bambini e perfino adulti.

Non tutti però sanno che durante il Ventennio Fascista, il celebre roditore dovette salutare l’Italia per qualche anno, per essere sostituito da una copia mal riuscita.

Topolino e il Ventennio

Dopo essere salito al potere nel 1922, Mussolini mosse guerra a tutto ciò che non era un prodotto italiano, in nome dell’autarchia (ovverosia la tanto bramata autosufficienza economica del Paese). Ma fu solo nel 1935 che si preparò a chiudere le frontiere ai fumetti.

Così, proprio nel luglio di quell’anno, Walt Disney intraprese un viaggio in tutta Europa, passando ovviamente dall’Italia. Questa tappa gli servì per sancire la salvezza di Topolino, grazie anche ad un incontro con il Duce e soprattutto coi suoi figli: fu proprio la passione dei piccoli Romano e Anna Maria per il famoso topo, che riuscì a garantire la sua iniziale salvezza.

La fine di Topolino

Arrivò però la guerra: nel 1941 l’Italia la dichiarò nei confronti degli USA e nel febbraio successivo il MinCulPop (Ministero della Cultura Popolare) decretò la fine di Topolino. Il giornalino edito dalla Mondadori doveva chiudere i battenti. Il fumettista Pierlorenzo De Vita, però, decise di aggirare questo divieto, inventando Tuffolino.

La parentesi di Tuffolino

Tuffolino, un allegro bambino in tutto e per tutto simile a Topolino, era accompagnato dalla fidanzata Mimma (ovviamente ripresa da Minnie), da Claretta (originariamente Clarabella) e dall’amico Pippo. La prima storia (Tuffolino agente di pubblicità) non si discostò per nulla dall’originale pubblicazione della Disney, le altre invece furono storie del tutto originali.

La parentesi di Tuffolino durò poco: finita la guerra nel 1945, la Mondadori potè ricominciare a pubblicare storie del famoso roditore, restituendo a tutta Italia un’icona di tutti i bambini.

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